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* * * * * * * * * * * * * * * Foto prese all'Orto botanico di Napoli * * * * * * * * * * * * * * *
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Fiori, prati e alberi fotografati nella crociera del 2008 alle Canarie: Lanzarote e Tenerife
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Foto prese al parco del Castello di SchÖnbrunn Vienna - Agosto 2009 |
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SENSAZIONI - AMMIRAZIONE - SENTIMENTI - AMORE
Con queste pagine di foto dedicate alla natura, agli alberi e ai prati pieni di fiori in un caleidoscopio
di mille sfumature, tonalità e policromie di colori presi da quella tavolozza unica nelle mani di un unico
grande pittore quale quella del Creato, ho voluto mettere in risalto le meraviglie della natura a partire
da un piccolo fiore di campagna come da un grande prato o giardino con una moltitudine di piante e
fiori diversi nel loro genere e nei loro mille profumi.
Con la mia macchina fotografica ho realizzato delle foto prese un po’ ovunque ad iniziare dai fiori
che specialmente d’estate crescono sulla mia modesta terrazza. Il mio sogno? …
Un giardino da curare ed amare….!!!
Queste foto sono la dimostrazione di quanto è bella la natura, quali sentimenti essa può ispirare
e inoltre sono un invito ad avere rispetto di essa, perché è una delle cose più belle del mondo.
Quanti artisti con i loro pennelli e i loro colori sono riusciti a renderla unica, immortale, mutabile
e immutabile rappresentandola nelle mille sfaccettature su una tela o su un foglio di carta.
Quanti poeti s’ ispirano alla bellezza che ci circonda per “dipingere” con le parole le moltissime
immagini di un piccolo fiore, di una rosa, di una margherita .I poeti attraverso le poesie
comunicano le loro sensazioni.
Quante canzoni “cantano” la natura, i fiori, gli uccelli, le bellezze del Creato in una carrellata di
sentimenti e sensazioni, in una sinfonia di musica e parole.
Antonio Vivaldi ha saputo creare per la natura, come meraviglia del mondo, quattro bellissimi
concerti facendoci ascoltare e “vedere” tutte e quattro le stagioni dell’anno in una particolare descrizione
della Primavera, Estate, Autunno, Inverno.
La natura e tutti i suoi elementi è bella nelle quattro stagioni dell’anno.
Ecco alcune opere d'arte di pittori famosi che hanno realizzato dipinti nelle quattro stagioni.
L’ INVERNO: spettacolo della natura:
quando sembra che tutto muore o si addormenta, come il lungo sonno di molti animali che cadono in letargo;
quando la neve scende a coprire tutto e la ricopre di una morbida coperta…bianca rendendola pura e casta
come la sposa nel suo vestito bianco fatto di tulle, veli e trine. Il silenzio è musica soave per non svegliare
tutto ciò che dorme beatamente sotto la coltre della coperta….bianca.
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LA GAZZA di CLAUDE MONET- 1869-Parigi, Musée d'Orsay
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NEVE A LOUVECIENNES(PAESAGGIO INNEVATO) di ALFRED SISLEY 1869-Parigi, Musée d'Orsay |
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La PRIMAVERA: è lo spettacolo delle più belle opere,
il dolce e delicato risvegliarsi piano piano della natura, l’arcobaleno che si affaccia dopo la pioggerella pronto
a fare da cornice al germoglio dei fiori, allo spuntare delle prime gemme, come il primo dolce spuntare
di un dentino di un bambino, il ritorno alla vita;
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PESCHI IN FIORE di VINCENT Van GOGH-1888-Otterlo, Rijksmuseum Kroller-Muller |
IRIS di VINCENT Van GOGH-1889-Malibu(California), The J.Paul Getty-Museum |
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LA PRIMAVERA di SANDRO BOTTICELLI - 1482(circa) Galleria degli UFFIZI a FIRENZE |
Particolare della PRIMAVERA di SANDRO BOTTICELLI - 1482(circa) Galleria degli UFFIZI a FIRENZE |
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L’ ESTATE: un’ esplosione di fuochi colorati,
una tavolozza piena di colori come quella di un pittore che cerca di rappresentarla,
una miriade di gradazioni che sfavillano nella bellezza di un paesaggio, come l’abbraccio di una mamma
intorno al corpicino del suo bambino pronta a difenderlo dai pericoli e dalle insidie, in un dolce canto
di ninna nanna per farlo addormentare.
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I COVONI (La messe d'oro) di PAUL GAUGUIN 1889 -Parigi, Musée d'Orsay |
LA MIETITURA di VINCENT VAN GOGH 1888 - Amsterdam Rijksmuseum |
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SENTIERO NEL GIARDINO a GIVERNY di CLAUDE MONET 1901-1092 VIENNA-Osterreichisce Galerie im Oberan Belvedere |
PAPAVERI ad ARGENTEUIL di CLAUDE MONET - 1830- Parigi- Musée d'Orsay |
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COVONI ALLA FINE DELL'ESTATE (effetto luce mattutina) di CLAUDE MONET1890-1891-PARIGI- Musée d'Orsay
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SIGNORA IN GIARDINO di CLAUDE MONET- San Pietroburgo-Ermitage |
L’ AUTUNNO: meraviglia delle meraviglie….
-mi incanto tutte le volte a guardare un fiore che appassisce e che sembra finisce la sua vita,
- mi incanto a guardare un albero che perde le sue foglie che cambiano continuamente colore
fino a staccarsi dai rami e poi cadere…”come le foglie morte” formando a terra un tappeto di mille gradazioni;
- mi incanto a guardare un paesaggio, pieno di alberi che mutano cambiando il loro vestito estivo
per indossare quello invernale e creando problemi a quel pittore che lo vuole impressionare sulla sua tela.
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NATURA MORTA CON GIRASOLI di VINCENT VAN GONG -1889 Amsterdam Rijksmuseum |
ORO AUTUNNALE DI GIOVANNI LOMI -1889-1969- Livorno |
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Ecco delle poesie tratte da alcuni poeti che hanno realizzato liriche ispirandosi alle quattro stagioni.
Tra i poeti importanti ho inserito anche alcune poesie scritte da MEDEA ALFIERO LUIGI (mio marito).
NEL TUO GIARDINO PROFUMATO
(a mia moglie Angela)
Lungo i sentieri della notte
ti porto fasci di gardenie
e vesto d’ambrosia
la tua pelle
tra mille graffiti di speranza.
Amore, tu mi guardi nell’attesa:
sei l’alba e sei l’azzurro
di un cielo ricamato dalle stelle,
poi mi guidi
nel tuo giardino profumato
dove le brezze son figlie delle rose
le rugiade hanno petali di sogno
e nel ritmo di gigli immacolati
giulive danzano le ore.
Nel tuo accogliente abbraccio
ritrovo il canto della primavera
e riprendo il volo,
lasciando che le ceneri del pianto
e gli scheletri nudi
si perdano nei gelidi crepacci,
-immobili luoghi del rimpianto-
nei quali si annidano i silenzi
le memorie spegnevano i sorrisi
e le radici di fango e di gramigna
respiravano linfa intrisa d’ombra. |
Luigi Alfiero Medea
FOGLIA INGIALLITA
Fragile
foglia ingiallita
sono portato dal vento
tra gli oscuri meandri
di queste sere d’autunno
cadenti.
La notte
avida beve
la pioggia che scroscia
insistente
e le mie lacrime amare
che sanno di vuoto e d’insonnia.
non chiedo perché
a Dio del mio pianto.
finchè altro gelido vento
non renderà alla terra
l’acerbo mio corpo
è bello
vivere morendo
accartocciato restare
ad un angolo buio
ed essere certo di andare
verso la LUCE.
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HO IMPARATO DAGLI ALBERI
Ho imparato dagli alberi
a indossare
le foglie nuove e il vento della sera
per abbattare i muri e le trincee
che alle rondini spezzano le ali.
Ho imparato dagli alberi
a succhiare
la linfa alla mia terra dissanguata
per avere le mani sempre colme
di grappoli d’amore.
Ho imparato dagli alberi
ad offrire
i frutti alla carezza del creato
per ritrovare immagini e presenze
nei freddi crepuscoli del mondo.
Ho imparato dagli alberi
ad avere
profonde le radici nella storia
per crescere col tempo e la tempesta
e preparare aneliti al domani.
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Luigi Alfiero Medea |
Luigi Alfiero Medea |
DOPO IL LETARGO
Stilla il mattino
soavi tenerezze
al primo sole
tiepido
di marzo
e mi invita ad uscire
dal letargo
che mi è stato compagno
nelle notti
piene solo di tedio
e di rimpianto.
Hanno un lieve fremito
le labbra
s’infiora il viso
d’ambra e melodia
mi si sciolgono le vene
raggrumate
mentre mi giunge suono di campane
allelluianti
al pesco che è fiorito.
Cammino sopra il prato,
anzi saltello.
E in questa gioia improvvisa
balenante
cambiano le immagini e i ricordi.
Vedo l’acqua
sgorgare dalle pietre
-ieri fantasmi-
e spegnere le brame
assurde
di violenza giovanile.
Vedo i fiori
spuntare sugli altari
-ieri gretumi-
e consumarsi ardenti
in palpiti d’amore e di perdono.
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PRIMAVERA
E’ primavera!
La festa della terra
ha già risposto
al soave richiamo della vita:
nella ricerca ansiosa
esplode la natura.
Guardami, Walter!
Con le braccia tese all’infinito
dove l’Amore
compagno dell’attesa
dilegua questa tua prigione viva
vorrei gridare al mondo
l’infanzia delle stelle
la musica del tempo
la gioia del tuo cuore
ora che il ciglio
si schiude all’alba nuova
e le pupille s’imperlano
d’azzurro
nei riflessi nascenti del mattino:
ebbrezza dell’umano nell’eterno.
Ma non riesco
a muovere le labbra
impietrite
dall’eterna tentazione
di riscoprire il volto dell’abisso.
Il silenzio
-pesante martello
che mi inchioda
al Golgota di Cristo -
ha inghiottito
anche le ultime parole
e adesso rende inerte la mia mano
che si aggrappa
a relitti di speranza.
Lasciami Walter!
Inizia il tuo cammino
non voglio testimoni
al mio soffrire.
Io rimarrò
con l’anima cruciata
su questo letto
che non ha frontiere
e ovunque andrai
sarò la lunga linea orizzontale
di quella Croce
che farà più vera
l’ amicizia costante che ci lega.
Inizia il tuo cammino!
Le mie lacrime intrise di dolore
a te daranno forza
per risalire
la montagna del bene
lungo impervi sentieri
dove abbondanti crescono le spine
dove il passo diventa faticoso
dove ci sono pietre acuminate
non il fango.
E chi sarà compagno sulla via
il tuo volto sereno
contemplando
capirà
che la bella primavera
ritrova la sua linfa nella notte
senza luna
quando l’inverno
su campi scheletriti
il rigore depone della morte.
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Luigi Alfiero Medea |
Luigi Alfiero Medea |
ROSETO
Quando ho aperto la finestra
sul giardino
un roseto
stamattina mi ha sorriso.
I petali
dischiusi al primo sole,
erano il canto
della nuova vita
e le piccole gocce di rugiada
brillando come perle
sui vestiti
di un rosso fuoco
erano tanti baci delicati
che maggio regalava innamorato.
Io che avevo
l’anima sperduta
sulle gelide banchise
dei ricordi
ho risposto felice a quel sorriso
lasciandomi sedurre dal profumo
intenso
delle rose.
Son certo
che anche il tempo s’è fermato
per pennellare
il magico quadretto.
Alfiero Luigi Medea
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Poesie di diversi autori
INVERNO
IL PUPAZZO DI NEVE
Nella notte dell'inverno,
galoppa un grande uomo bianco.
E' un pupazzo di neve
con un pipa di legno
un grande pupazzo di neve
perseguitato dal freddo.
In una piccola casa
entra senza bussare
e per riscaldarsi
si siede sulla stufa rovente
e sparisce d'un tratto
lasciando solo lo sua pipa
in mezzo ad una pozza d'acqua
ed il suo vecchio cappello.
* * * * *
-Jacques Prevert-
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GENNAIO
Nevica: l'aria brulica di bianco;
la terra è bianca, neve sopra neve;
gemono gli olmi a un lungo mugghio stanco,
cade del bianco con un tonfo lieve.
E le ventate soffiano di schianto
e per le vie mulina la bufera;
passano bimbi; un balbettio di pianto;
passa una madre; passa una preghiera!
* * * * *
-Giovanni Pascoli -
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NEVICATA
Dalle profondità dei cieli tetri
scende la bella neve sonnolenta,
tutte le cose ammanta come spettri:
scende, risale, impetuosa, lenta.
Di su, di giù, di qua, di là s'avventa
alle finestre, tamburella i vetri...
Turbina densa in fiocchi di bambagia,
imbianca i tetti ed i selciati lordi,
piomba, dai rami curvi, in blocchi sordi...
Nel caminetto crepita la bragia...
* * * * *
-Guido Gozzano- |
LA NOTTE D'INVERNO
E ancora la notte d'inverno
e la torre del borgo cupa con suoi tonfi,
e le nebbie che affondano il fiume,
e le felci e le spine. O compagno,
hai perduto il tuo cuore: la pianura
non ha piu spazio per noi.
Qui in silenzio piangi la tua terra:
e mordi il fazzoletto di colore
con i denti di lupo:
non svegliare il fanciullo che ti dorme accanto
coi piedi nudi chiusi in una buca.
* * * * *
-Salvatore Quasimodo- |
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LA PASSERA
Nel silenzio di ghiaccio, fra il candore della
ramaglia ch'è tutta un rabesco d'argento nel
grigior basso del cielo,
or sì or no mi giunge un cinguettìo di passeretta.
Garrulo qual filo d'acqua fra sassi: acuto e solo,
nella immacolata fissità del giorno.
* * * * *
-Ada Negri-
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LA NEVE
Scendi con pace,
o neve: e le radici
difendi e i germi.
che daranno ancora
erba molta agli armenti.
all'uomo il pane.
Scendi con pace, si che al novel tempo
da te nutriti, lungo il pian ridesto,
corran qual greggi obbedienti i fiumi.
* * * * *
-Gabriele D'annunzio-
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PRIMAVERA
PRIMULE
Sbocciano al tenue sole
di marzo ed al tepor de' primi venti,
folte, a mazzi, più larghe e più ridenti
de le viole.
Pei campi e su le rive,
a piè de' tronchi, ovunque, aprono a bere
aria e luce anelando di piacere, le bocche vive.
E son tutti esultanza
per esse i colli; ed io le colgo a piene
mani, mentre mi cantan per le vene
sangue e speranza.
* * * * *
-Ada Negri- |
PIOGGIA FELICE
Che gioia camminare sotto l'ombrello,
se la pioggia è leggera, ridarella, canterina.
La pioggia ti aspetta una mattina sulla
porta e c'è quasi il sole.
Nell'aria c'è odore di strada bagnata,
odore di terra da fiore.
E' più musica che pioggia.
Tutto si lustra, si fa bello: l'albero, il tetto,
il marciapiede.
Questa sì che è pioggia felice.
* * * * *
-Renzo Pezzani-
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UN'ANTICHISSIMA PRIMAVERA
Già sulle rive del fiume ritornano i cavalli,
gli uccelli di plude scendono dal cielo,
dalle cime dei monti
si libera azzurra fredda l'acqua e la vite
fiorisce e la verde canna spunta.
Già nelle valli risuonano
canti di primavera.
* * * * *
-Salvatore Quasimodo-
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LA PRIMAVERA
L'inverno aveva rinfrescato anche
il colore delle rocce. Dai monti scendevano,
vene d'argento, mille rivoletti silenziosi,
scintillanti tra il verde vivido dell'erba.
Il torrente sussultava in fondo alla valle tra
i peschi e i mandorli fioriti, E tutto 'era puro,
giovane, fresco, sotto la luce argentea del cielo.
* * * * *
-Grazia Deledda-
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IL MANDORLO E' IN FIORE
Già il verde nella campagna
cambia gioioso il colore
di fresca rugiada si bagna
il mandorlo è in fiore.
Si cela il timido odore
della viola sulle prode
va nell'aria la nota del cantore
scende rumoroso il rio per le crode.
Ma il cuor mio non ode
il festoso antico gorgoglìo
né l'aere azzurro, lontano
mi fa sentir meno rio
quest'irto percorso umano.
Che m'importa del profumo
della violetta timida e gentile
se ogni pensiero in nero fumo
avvolto mi riporta l'immagine senile?
Che m'importa se a fiorire
son le rose maestose e aulenti
se ogrn gIorno mI sento un po morire
né gioia m arrecano i concenti
che m'importa dei tremuli accenti
dei garruli implumi uccelli
che lieti saltan negli arboscelli
se son fuggiti i tempi belli?
Ora che son radi i tuoi capelli
che come neve cadono a fiocchi
generando timor nei nostri occhi
disorientati diventiam come fuscelli?
* * * * *
-Rosa Staffieri- |
CHE DICE LA PIOGGERELLINA DI MARZO?
Che dice la pioggerellina
di marzo, che picchia argentina
sui tegoli vecchi
del tetto, sui bruscoli secchi
dell'orto, sul fico e sul moro
ornati di gèmmule d'oro?
Passata è l'uggiosa invernata,
passata, passata!
Di fuor dalla nuvola nera,
di fuor dalla nuvola bigia
che in cielo si pigia
domani uscirà Primavera
guernita di gemme e di gale,
di lucido sole,
di fresche viole,
di primule rosse, di battiti d'aie,
di nidi,
di gridi
di rondini, ed anche
di stelle di mandorlo, bianche... -
Ciò dice la pioggerellina
di marzo che picchia argentina
sui tegoli vecchi
del tetto, sui bruscoli secchi
dell'orto, sul fico e sul moro
ornati di gèmmule d'oro.
Ciò canta, ciò dice;
e il cuor che l'ascolta è felice.
* * * * *
-Angiolo Silvio Novaro-
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ORTO DI MARZO
Il mio melo
ha già l'ombra e gli uccelli.
Che salto fa il mio sogno
dalla luna al vento!
Il mio melo
dà al verde le sue braccia.
Fin da marzo, come la vedo
la fronte bianca di gennaio!
Il mio melo...
(cielo alto).
* * * * *
-Federico Garcia Lorca- |
PIOGGIA DI MARZO
Ecco l'acqua che scroscia
e il tuon che brontola:
porge il capo il vitel
da la stalla umida
la gallina scotendo
l'ali strepita,
profondo nel verzier
sospira il cuculo
ed i bambini sopra
l'aia saltano.
* * * * *
-Giosuè Carducci-
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PRIMAVERA
Su un ramo secco e arido
è fiorito un fiore
stanotte nel timore
che gli sfuggisse maggio.
Non ci contavo ormai,
lo davo per spacciato
al mio sguardo, inutile.
Quasi l'avrei tagliato.
* * * * *
-Bertolt Brecht-
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DALL'INVERNO ALLA PRIMAVERA
Quando l'inverno muore lentamente
nella primavera, nelle sere di quei bei giorni limpidi,
lieti, senza vento, su cui si tengono spalancate
per le prime volte le finestre e si portano sulle
terrazze i vasi dei fiori, le città offrono uno
spettacolo gentile e pieno d'allegrezza e di poesia.
A passeggiare per le vie si sente, di tratto
in tratto, sul viso,
un'ondata d'aria tiepida, odorosa.
Di che? di quali fiori? di quali
erbe? Chi lo sa!
* * * * *
-Edmondo De Amicis- |
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NON E'ANCORA PRIMAVERA
Primavera? Siamo ai primi di febbraio
e ancora ne ha da cadere, di neve:
ancora pungere di freddo.
Pure, adesso che ci penso
e mi guardo meglio in giro,
l'annuncio della primavera non è solo
sulla bocca della fioraia
lasciata all'angolo della strada.
Forse nelle nubi, forse nel vento;
o nell'erba dei 'giardinetti che hanno
il cancello sul marciapiede: o fra le
connessure delle pietre: ma, insomma,è.
Gioca con me a nasconderello: dove
si appiatti non potrei dire né donde
sbuchi per tornare a rintanarsi; non dice,
promette e poi fugge.
* * * * *
-Ada Negri-
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RISVEGLIO
La primavera
si desta, si veste,
per prati e foreste.
Guarda un giardino,
ci nasce un fioretto.
Guarda un boschetto,
c'è già l'uccellino.
Guarda la neve,
già corre il ruscello:
viene l'agnello
si china e ne beve.
Guarda il campetto,
già il grano germoglia.
Tocca un rametto
ci spunta una foglia.
Canta l'uccello
nel folto del rovo:
Il mondo è bello
vestito di nuovo.
* * * * *
-Renzo Pezzani-
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IL VECCHIO PERO E LA RONDINE
C'era un tempo un vecchio pero
che dormiva, smorto e nero
nel freddo cortile.
Sotto vento, pioggia o neve
dormiva d'un sonno ben greve!
Tutta la neve che l'inverno caccia
gli assiderava le braccia,
la pioggia acuta e sottile
lo penetrava ostile,
il crudele e tristo vento
lo staffilava con accanimento:
ma l'albero nulla sentiva.
A San Benedetto
sull'alba rosata fu vista
una rondinella vispa
calare ad ali tese sul tetto.
Rondine bruna, rondine gaia!
Posata sulla grondaia
accanto al pendulo nido,
mise un piccolo grido
miracoloso, ed ecco
il povero albero secco
irrigidito,
che tanto avea dormito,
si svegliò fra tesori
di ciocche di fiori.
* * * * * *
-Angiolo Silvio Novaro-
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CANZONE DI MARZO
Che torpida notte di marzo!
ma che mattina tranquilla!
che cielo pulito! che sfarzo
di perle! Ogni stelo, una stilla
che ride che brilla su lunghe parole.
Le serpi si sono destate
col tuono che rimbombò primo
Guizzavano, udendo l'estate,
le verdi cicigne tra il timo;
battevan la coda sul limo
le biscie acquaiole.
Ancor le fanciulle si sono
destate, ma per un momento;
pensarono serpi, a quel tuono;
sognarono l'incantamento.
In sogno gettavano al vento
le loro pezzuole.
Nell'aride bresche anco l'api
si sono destate agli schiocchi.
La vite gemeva dai capi,
fremevano i gelsi nei nocchi.
Ai lampi sbattevano gli occhi
le prime viole.
Han fatto, venendo dal mare,
le rondini tristo viaggio.
Ma ora, vedendo tremare
sopr'ogni acquitrino il suo raggio,
cinguettano in loro linguaggio,
ch'è ciò che ci vuole.
Sì, ciò che ci vuole. Le loro
casine, qualcuna si sfalda,
qualcuna è già rotta. Lavoro
ci vuole, ed argilla più salda;
perché ci stia comoda e calda
la garrula prole.
* * * * *
-Giovanni Pascoli-
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LA QUIETE DOPO LA TEMPESTA
-Giacomo Leopardi-
Passata è la tempesta:
odo augelli far festa, e la gallina,
tornata in su la via,
che ripete il suo verso. Ecco il sereno
rompe là da ponente, alla montagna;
sgombrasi la campagna,
e chiaro nella valle il fiume appare.
Ogni cor si rallegra, in ogni lato
risorge il romorìo
torna il lavoro usato.
L'artigiano a mirar l'umido cielo,
con l'opra in man, cantando,
fassi in su l'uscio; a prova
vien fuor la femminetta a cor dell'acqua
della novella piova;
e l'erbaiol rinnova
di sentiero in sentiero
Il grido giornaliero.
Ecco il Sol che ritorna, ecco sorride
per li poggi e le ville. Apre i balconi,
apre terrazzi e logge la famiglia:
e, dalla via corrente, odi lontano
tintinnio di sonagli; il carro stride
del passeggier che il suo cammin ripiglia.
Si rallegra ogni core.
Sì dolce, sì gradita
quand'è, com'or, la vita?
Quando con tanto amore
l'uomo a' suoi studi intende?
O torna all'opre? O cosa nova imprende?
Quando de' mali suoi men si ricorda?
Piacer figlio d'affanno;
gioia vana, ch'è frutto
del passato timore, onde si scosse
e paventò la morte
sudàr le genti e palpitàr, vedendo
mossi alle nostre offese
folgori, nembi e vento.
O natura cortese,
son questi i doni tuoi,
questi i diletti sono
che tu porgi ai mortali. Uscir di pena
è diletto fra noi.
Pene tu spargi a larga mano; il duolo
spontaneo sorge e di piacer, quel tanto
che per mostro e miracolo talvolta
nasce d'affanno, è gran guadagno.
Umana prole cara agli eterni!
Assai felice se respirar ti lice
d'alcun dolor: beata
se te d'ogni dolor morte risana.
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-Giacomo Leopardi-
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Giosue’¨ Carducci -
Pioggia di Marzo
Marzo è il mese da tutti chiamato pazzerello, proprio per i suoi cambiamenti... di umore. E' scherzoso come un giovane esuberante: sembra volersi divertire alle nostre spalle. Niente paura: c'è sentore di violette nell'aria: esse sono spuntate sulle prode dei fossi e il prato è costellato di margherite e di primule.
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Giovanni Pascoli -
Canzone di Marzo
Marzo è matto. Ormai che si è fatto questo nome, chi glielo leva più? Eppure vorrei vedere un altro al posto suo, così a cavalcioni fra inverno ed estate fra caldo e freddo, e, da una parte, lo tira il vento di febbraio, dall'altra, il cielo d'aprile gli fa l'occhiolino. E quel povero marzo corre di qui e di là, aiuta le gemme a schiudersi, spazza il cielo dalle nuvole, si da da fare da tutte le parti.. Si capisce che qualche volta, gli vengono le bizze e fa il matto. Troppe esigenze per questo povero mese!
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ESTATE
MARE
M'affaccio alla finestra, e vedo il mare;
vanno le stelle, tremolano l'onde.
Vedo stelle passare, onde passare;
un guizzo chiama, alito risponde.
Ecco, sospira l'acqua, alita il vento:
sul mare è apparso un bel ponte d'argento.
Ponte gettato sui laghi sereni,
per chi dunque sei fatto, e dove meni?
* * * * *
-Giovanni Pascoli-
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L'ESTATE VIEN CANTANDO
E l'estate vien cantando,
vien cantando alla tua porta.
sai tu dirmi che ti porta?
Un cestel di bionde pèsche
vellutate, appena tocche;
e ciliege lustre e fresche
ben divise a mazzi e a ciocche.
* * * * *
-Angiolo Silvio Novaro-
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ALLORA E' GIUNTA L'ESTATE
Se
le cicale cantano sugli alberi del viale,
il frumento è diventato giallo e ha i grani duri,
i fiumi hanno appena una vena d'acqua,
le rondini vanno alte sino a sparire nel cielo,
se
nel giardino sono fioriti i girasoli,
la fontana mette voglia di bere,
il ronzìo della trebbiatrice è nelle aie,
per la pioggia il cielo tuona e lampeggia,
allora è giunta l'estate!
* * * * *
-Renzo Pezzani-
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IL MIETITORE
Rocco mieteva, mieteva. Passava la falce al piede del grano alto,
con una frequenza uguale di colpi come se la stanchezza
non gli vincesse il braccio mai.
La terra ardeva sotto; le messi mandavano vampate soffocanti.
Ed egli mieteva, con gli occhi abbarbagliati dal lampeggiare continuo
della falce, con le mani che gli pareva volessero scoppiare.
Non finiva mai quel campo: le spighe
ricrescevano appena tagliate. Gli altri mieti tori,
qua e là si trascinavano innanzi taciturni,
senza un canto, senza una parola.
* * * * *
-Gabriele D'annunzio-
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AUTUNNO
PRESAGIO D'AUTUNNO
Il tempo si era guastato, pioveva spesso, ora in
rovesci improvvisi, ora in uno spolverìo fine e
penetrante che era quasi una nebbia; i sentieri
erano fangosi, e i boschi emanavano
un odore pungente di funghi
che faceva già presagire l'autunno.
* * * * *
-Primo Levi- |
I DONI DELL'AUTUNNO
Vien l'autunno sospirando,
sospirando alla tua porta.
Sai tu dirmi che ti porta?
Qualche bacca porporina,
nidi vuoti, rame spoglie,.
e tre gocciole di brina,.
e un pugnel di morte foglie.
* * * * *
-Angiolo Silvio Novaro-
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AUTUNNO
Passano nella nebbia
un contadino e il suo bue..
lentamente nella nebbia d'autunno
che nasconde i poveri tuguri.
E, mentre s'allontana,
il contadino canta una canzone triste
Oh, l'autunno, l'autunno
ha sepolto l'estate.
Passano nella nebbia
due figurine grigie.
* * * * *
-Guillaume Apollinaire-
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E VIEN L'AUTUNNO
I fiori e l'erbe e si seccarono sui loro steli, e
venne l'autunno, e riprese il vento a mugghiare
precipitandosi per le gole mentre i nuvoloni bigi
si accavallavano per il cielo e gli uccelli fuggivano
impauriti gettando uno strido, e qualche
foglia d'ulivo si staccava e ondeggiava per l'aria
prima di scendere, quasi rabbrividisse di dovere
toccar terra.
* * * * *
-Angiolo Silvio Novaro- |
AUTUNNO
Passano nella nebbia un contadino
storto
e il suo bue, lentamente, nella nebbia
d'autunno
che nasconde i tuguri poveri e
vergognosi.
E, mentre s'allontana, il contadino
canta
una canzone tnste dell'amore
infedele,
che parla di un anello e d'un cuore
spezzato.
Oh, l'autunno, l'autunno ha sepolto
l'estate!
Passano nella nebbia due figurine
grigie.
* * * * *
-Guillaume Apollinaire-
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PENSIERO D'AUTUNNO
Fammi uguale, Signore, a quelle
foglie
moribonde che vedo oggi nel sole
tremar dell'olmo sul più alto ramo.
Tremano sì, ma non di pena: è tanto
limpido il sole, e dolce il distaccarsi
dal ramo, per congiungersi sulla terra.
S'accendono alla luce ultima, cuori
pronti all'offerta; e l'angoscia, per
esse,
ha la. clemenza d'una mite aurora.
Fa' ch'io mi stacchi dal più alto ramo
di mia vita, così, senza lamento,
penetrata di Te come del sole.
* * * * *
-Ada Negri-
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